SANTIAGO - Sabato 3 agosto 2002
Monte de Gozo Monte de Gozo - La meta è
vicina! Monte de Gozo - Il monumento
dedicato al Papa Monte de Gozo - Un momento di
riflessione Monte de Gozo -Riposo Monte de Gozo - Finalmente ...
Santiago! Monte de Gozo - Il
megarifugio Santiago - L'agognata
meta! Santiago - Ci si addentra nella
Città Santiago - Palazzo del
centro Ieri
sera, l'incredibile spaghettata fatta da Alessio nella
cucina "monster" di Ribadiso: 8 x 8 metri con quattro
fornelli alloggiati in una struttura centrale di caratura
professionale, circondata da 12 (dodici!) lavelli. In
compenso, mancano del tutto pentole, piatti, posate. Come
abbia fatto Alessio a cucinare gli spaghetti, rimane un
mistero! Mi arriva la notizia che Antonio,
Pilar, Marta, Maria sono fermi a Gonzar, subito dopo
Portomarin. Lettura della compieta assieme a
tutti gli italiani e, quindi, a letto, con la consapevolezza
di vivere l'ultima notte di Cammino. Una notte bellissima,
esaltante, velata da una leggera bruma di
tristezza. Ottengo da Andrea, la giovane
hospitalera, una "manta", una pesante coperta militare: la
notte galiziana è fredda ed umida. La mattina partenza alle 6.00. Il
cielo è coperto. Parto con Alessio e Graziano.
Camminiamo con calma: non abbiamo problemi di tempo o orari
entro i quali dover giungere. Le ultime tappe, da Ponferrada, e,
in modo più accentuato, da O Cebreiro, hanno visto la
frenetica presenza di gruppi più o meno organizzati,
con furgoni o camper al seguito; di persone che, a piedi o
in bicicletta, voglio farsi, rispettivamente, gli ultimi 150
e 100 km, al solo fine di ottenere la "compostela", il
certificato che attesta l'avvenuto svolgimento del
pellegrinaggio. Gente che si fa portare borse, valigie,
zaini nei furgoni e trotterellano per 15/20 km al giorno
fino alla metta, intasando i refugios, dove riescono a
giungere già alle 11.30, 12.00. Per carità: ne hanno piena
facoltà! Ma, forse .... a scapito dei pellegrini di
lunga gittata, quelli che hanno vinto febbri, bruciature da
sole, vesciche, tendiniti, diarree, ecc. Non c'è sole, per fortuna,
così il camminare procede tranquillo. Non vi sono, in
compenso, nemmeno bar e negozi dove poter acquistare qualche
cosa da mangiare. In Galizia, le "tiendas" non esistono: ed
ho la bisaccia delle provviste drammaticamente
vuota! I continui saliscendi della
regione, i molti chilometri fatti, lo stomaco vuoto, mi
producono i primi crampi dall'inizio del Cammino. Un senso
di stordimento, di spossatezza mi pervadono, ma passano come
per magia non appena incontriamo l'unica "tienda" dei 43
chilometri di percorso! Ci facciamo fare dei fragranti
"boccadillos" giganti: io e Graziano ne mangiamo addirittura
due, farciti di formaggio; Alessio si concede un enorma
panino di "jamon", ad un prezzo onestissimo. Ritemperati nel corpo e, quindi,
nello spirito, giungiamo sul Monte del Gozo alle
15.00. Il luogo, ancorchè
"deturpato" da una statua postmoderna di dubbio gusto, ha un
suo fascino: si intravvede Santiago. La meta
agognata! Una preghiera nella piccola,
semplice Cappella sul Monte. Una fugace visita, per
l'apposizione del "sello", al complesso faraonico di
ospitalità per pellegrini construito subito dopo la
cima del Monte del Gozo e, quindi, con tanta emozione, con
passo lento e sicuro, consumiamo gli ultimi cinque
chilometri fino a Santiago. Passiamo rapidamente la brutta
periferia e, quindi, giungiamo nel cuore della città,
che subito ci irretisce. Santiago - la città vecchia
- è splendida, vitale, misteriosa. A mano a mano che ci avviciniamo
alla Cattedrale, la sua bellezza austera aumenta: aumentano
le chiese, i palazzi. Ci facciamo trasportare dalla folla
per i dedali di viuzze, incrociamo piazzette con superbe
fontane. Improvvisamente, la Cattedrale
appare, dal suo versante est, con l'inaudita
verticalità delle sue guglie: uno spettacolo che mi
toglie il fiato. Disturbato da una ossessiva signora
che mi vuole a tutti i costi affittare un alloggio in
pensione ad una cifra spropositata, arrivo in Praza de
Obradoiro, una delle più belle piazze mai viste,
pavimentata in pietra, con la Cattedrale - immanente inno
alla Goria di Dio - a nord, il vecchio "hospital" dei
pellegrini, ad ovest, ora divenuto uno dei più
lussuosi alberghi di Spagna, altri due splendidi palazzi a
sud e ad est. Entro commosso nella Cattedrale.
Quando vedo il "Portico della Gloria" non riesco a
trattenere le lacrime: è la conclusione di quasi un
mese di cammino; è l'ingresso ad una nuova vita, un
modo di vivere che, ne sono assolutamente consapevole da
quell'istante, non potrà mai più essere quallo
di prima. La chiesa ostenta un barocco al
contempo spettacolare e sobrio: il Portico della Gloria mi
immette in una nuova dimensione. Ho l'anima in subbiglio. I
miei sensi, la mia ragione sono concentratissimi su tutto
quanto sta accadendo. Sto vivendo il presente con una
intensità quasi violenta. Faccio la fila per mettere la mano
sulla colonna centrale della splendida opera d'arte,
sovrastata dalla statua di San Giacomo, letteralmente
schiacciato dalla bellezza inaudita del Portico della
Gloria. Metto la mano destra nei cinque
solchi della colonna, a richiedere la benedizione
dell'Apostolo Giacomo: quindi, nella parte posteriore, batto
la fronte ai piedi della statua di Maestro Mateo,
"architectus", che progettò il Portico, nell'intento
di ottenere il "bernoccolo" della saggezza. Dopo un momento di silenziosa
preghiera di ringraziamento, accedo alla parte posteriore
dll'altare maggiore, dove abbraccio - come richiede la
tradizione - la statua di San Giacomo. Lo ringrazio per
avermi "chiamato" nella sua città, per seguire i
misteriori disegni di Dio: disegni che non hanno ancora
trovato nella mia anima una forma intelligibile. Disegni,
segni allusivi ancora oscuri, che la luce della mia ragione
non riesce ad illuminare, ad interpretare, ma che la mia
anima ha, in qualche modo, attraverso linguaggi misteriori,
recepito, capito. Scendo nella cripta sottostante
l'altare maggiore dove, conservate in un'arca d'argento,
stanno le spoglie mortali di Giacomo, discepolo di
Gesù di Nazaret. La mente parte a razzo per cercare
di costruire, attorno all'esplosione di emozioni, una rete
"ermeneutica"; per cercare di tradurre in forme di
comunicazione linguistiche, razionali, i vortici, gli
assoli, le illuminazioni dell'anima. La testa mi sta
scoppiando: rinuncio a comprendere. Mi inginocchio in passiva
contemplazione. La commozione è talmente
forte che non riesco nemmeno a pregare. La consapevolezza che di fronte a
me c'è un uomo che ha parlato, mangiato, dormito,
riso, sofferto, vissuto con Gesù annichilisce ogni
mia capacità razionale. Ringrazio Dio. Esco. Vado all'"Oficina de los
Peregrinos", per apporre l'ultimo "sello" sulla "credencial"
e per farmi dare l'agognata "compostela", certificato
scritto in latino che attesta l'avvenuto compimento del
pellegrinaggio a piedi. Dopo, si scatena il senso di
appagamento, compare la stanchezza, ricompaiono i
dolori. Mi sento come vuoto. Mi manca una
meta per il giorno dopo. Mi ricongiungo con gli amici, i
compagni di viaggio. Sulla strada principale, ci sediamo ad
un bar, ancora attoniti. Ci beviamo una birra da un litro,
anche a sancire la fine del mio voto! Troviamo Ignasi, uno dei tre
insegnati catalani. Poi due messicani, Salvatore ed il suo
amico. Quindi si aggregano anche Pilar e Ramon, conosciuti a
Roncisvalle. Festeggiamo fino alle 19.30, quindi
andiamo al Seminario Minore, dove, sembra, non ci sono
problemi di alloggio, con i suoi oltre 400 posti
letto. Ci facciamo una doccia ristoratrice
nei bellissimi servizi della maestosa struttura; ci troviamo
i letti, ci cambiamo e quindi ci rituffiamo di nuovo in
centro. Ceniamo in una tipica trattoria.
Mangiamo il "caldo gallego" (zuppa tipica galiziana),
pimientos del pardon (peperoncini grigliati con aglio e
spezie) e ... finalmente, il "pulpo a la gallega"; il tutto
sapidamente "condito" con il mitico "ribeira blanco",
veramente buono! Per concludere con una "tarta Santiago" -
immancabile - ed un caffé con aguardiente. Facciamo un giro per la
città vecchia, che di notte è bellissima. Ci
giunge notizia che Marta ha fatto ben 45 chilometri,
giungendo fino ad Arzua, prendendosi anche piogge
torrentizie. Vado a dormire a mezzanotte. Casco dal sonno:
non sono più abituato a fare tardi! Stamani, sveglia alle 7.00 (con una
sveglia notturna per bere acqua gelida, indispensabile per
raffreddare i furori dei "pimientos" della cena!). Con calma
ci prepariamo ad uscire. Alle 9.00 super colazione in una
pasticceria, dove scrivo queste righe. Santiago - Frontone istoriato di
una Chiesa Santiago - Palazzo nella piazza
nord della Cattedrale Santiago - Si intravvede la
Cattedrale Santiago - Verso la Praza do
Obradoiro