BREA - Martedì 30 luglio 2002

 

Fontearcuda - Paesaggi galiziani

Brea - Casa galiziana

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Due messe in una domenica. Una alle 19.00 e l'altra alle 20.00, concelebrata, quest'ultima, da quattro sacerdoti - di cui uno italiano - e seguita dalla benedizione del pellegrino.

O Cebreiro è un villaggio che riproduce un habitat galiziano-celtico medioevale.

Ritrovo con piacere, nel moderno rifugio, Antonio e Pilar, una simpaticissima coppia di Barcellona.

Prima di messa, ho una violenta crisi di fame: vedo nero! Mi "faccio", presso la Mason Celta (locale bellissimo e consigliabilissimo per eccellente rapporto qualità-prezzo) un mega panino di formaggio e miele (provare per credere: superbo!).

Dopo le due messe presso il Santuario di Santa Maria la Real, presso la quale è depositato il famoso "Caliz de Milagro", calice del miracolo, legato ad una antica leggenda, ceno al ristorante dell'antico Hostal medioevale. Poi il freddo intenso mi suggerisce di prendere una camomilla bollente alla Meson Celta. Qui ritrova Marta di Barcellona e Maria di Valenza.

Nel frattempo è scesa una nebbia fittissima; tira un vento violento.

Vado a letto, ma non riesco a dormire. Ho un sonno agitato.

La mattina mi alzo alle 5.00.

Il bagno degli uomini è lercio. Mi intrufolo in quello delle donne, a quell'ora vuoto.

Non mi sento bene.

Supercolazione alla Mason Celta e partenza, alle 6.30, al buio, al freddo (4° di temperatura), in una nebbia fittissima, nel vento.

Mi sento, per la prima volta, solo.

Faccio 15 km di creste, attorno ai 1200 metri, nelle stesse condizioni climatiche della partenza.

Siamo nella nordica Galizia!

Abbassandomi di altitudine, verso Tricastela, il tempo migliora. Il sole compare e la nebbia sparisce.

Si vedono colline arrotondate, prati verdi, piccoli burchi rurali, sentieri alberati, muri a secco, mucche, mucche e mucche!

Prima di Tricastela incrocio un villaggio con alberi plurisecolari, in ottima salute.

Corro come un treno, con pochissime soste.

A Tricastela incontro alcuni ragazzi di Siviglia, già incontrati a Leon, con facce verdi: sembra che al refugio imperversi la diarrea.

Decido di non andare al Monastero di Samos. Passo per l'Alto de Riocabo e, in successione, i paesi di Monton (dove opto per la strada "sterrata"), Fontearcuda, dove trovo una compagine di pellegrini svizzeri incontrati addirittura a Sain Jean Pied de Port e, quindi, Calvor.

Arrivo a Serria (41 km) alle 13.15. Rifugio esaurito. Centro "polideportivo" (palestra) esaurito.

Procedo sino a Barbadello (45 km). Tutto esaurito. Trovo gli scouts di Brescia - incontrati a O Cebreiro - che, in furgone e bici, si fanno gli ultimi 200 km del Cammino. Mi offrono la possibilità di dormire nel furgone e mi offrono un caffé vero: un caffé eccezionale!

Ringrazio e procedo.

Faccio altri cinque/sei chilometri e giungo in un agriturismo dalle parti di Brea. Sono le 15:30. Sono proprio stanco: ho percorso circa 51 km. Il costo è relativamente elevato, ma la cena è ottima, la camera grande, il letto pulito, fresco e comodissimo, la doccia bollente. L'agriturismo è costruito in una vecchissima casa, nella tipica architettura rurale galiziana, con materiali poveri: pietra e legno, i tetti in ardesia, molto grande, a pianta quadra. Al piano terreno non vi è alcuna finestra, ma solo ferritoie per arieggare. I muri hanno un metro abbondante di spessore.

Con una modica integrazione, posso usare una lavatrice "storica" ma perfettamente funzionante.

Mi sento frastornato.

Perchè, mio Dio, mi lasci in balia della mia fragilità?

tiares@email.it