CARCASSONNE-PORTO DE IBANETA
(in auto)
PORTO DE IBANETA-ZUBIRI
12/07/2002
Fidarsi è bene .
Così diceva un vecchio adagio. Ma così bisogna imparare a fare con i cartelli che indicano il Camino. Ma procediamo con ordine. La mattinata ci ha portato in maniera molto rapida da Carcassonne al nostro passo di partenza (da casa quasi 1400 km). Anche lungo la strada abbiamo già incontrato molti che camminano. Per diversi il Camino comincia da Saint Jean Pied de Port, l'ultimo paese francese, ma noi ormai ci siamo fissati di partire dal monumento a Orlando e così faremo. Ho un groppo in gola: non so se è paura, dubbio o forse il non sapere di cosa si ha paura. Le ultime raccomandazioni della mamma, l'abbraccio davanti alla chiesetta chiusa di Roncisvalle. Effettivamente tutto qui è chiuso all'ora di pranzo. Così manchiamo il primo sello (per l'importanza che questo possa avere) e ci limitiamo ad una preghiera. La benedizione ce l'ha già conferita ufficialmente Don Giancarlo nella messa il giorno prima della partenza e questo, con il sapere che rappresentiamo anche il nostro paese e che qualcuno prega per noi è uno stimolo a muover ei primi passi. E poi via. Rincuorati da un cartello. Deve essere una "piccola passeggiata per partire". Arrivare a Zubiri dovrebbe essere una tranquilla discesa di 18-19 chilometri. Non è così. Il sentiero è piacevole inizialmente, in grandi faggete che ricordano le nostre parti. Ampia e parallela alla strada. Cominciamo a prendere con i segni che sono frequenti e ben visibili. Borguete ed Espinal (carina la chiesa) ci sono dopo poco alle spalle. Incontriamo già qualche pellegrino: i saluti sono appena accennati. Anche gli abitanti del posto ci salutano: gli abitanti della Navarra, come i loro cugini baschi, ti salutano cordialmente con l'aria fiera ed orgogliosa di chi, da mille anni, lotta per la propria indipendenza, e di chi è abituato da sempre a vedere gente passare. Dietro ad un capannello, un gruppo di anziani guarda dei giovani giocare con racchette e palline da tennis in un vecchio campo di pelota basca, e non si capisce quanto apprezzino ancora la novità. A Biskarrete, presso un bar, riceviamo il primo sello sulla nostra credenziale. Da qui la strada si impenna tra una serie di cancelletti che sostituiscono i nostri "stroncagambe", in una interminabile trincea di fili spinati che divide i boschi. La strada sale molto, al contrario di quanto indicato, per terreni sconsigliabili a chi vuole effettuare il pellegrinaggio in Mountain Bike, tra pini e querce, che si alternano di frequente, intervallati da qualche piccolo cumulo di pietre lasciate dai pellegrini. Per molti aspetti la storia mi ricorda la prima tappa del pellegrinaggio a Roma. Arriviamo finalmente al Valico di Erro.Da qui scopriamo che con altri tre chilometri di discesa saremo al rifugio più vicino. Il groppo del mattino si va sciogliendo lungo la ripida strabella più adatta a dei cinghiali che a dei pellegrini carichi. Arriviamo a Zubiri, oltrepassando un bel ponte medievale e raggiungendo un rifugio tranquillo e pulito composto da due camere e da una doccia, necessaria, che ci ospita a soli 3 Ä. Facciamo una spesa veloce in un negozietto dopo una disperata ricerca in un paese estremamente cadente, con il risultato di una cenetta a base di tonno e mele. Chieste informazioni alla gentile hostellera sulla festa di San Firmino che si sta tenendo a Pamplona, rientriamo, visto che il vento che ha reso pallido e poco incisivo il sole che ci ha accompagnato nei pochi tratti fuori dai boschi, si è fatto decisamente freddo per le nostre gambe scoperte. Graziano è un po' stanco ma recupererà. A me l'unico fastidio reale, come al solito, viene dalle spalle. Ma l'avventura è partita e tutti i dubbi sono stati buttati fuori, con il primo sudore del nostro Camino.