PONFERRADA-PEREJE
28/07/2002

 

Gli imprevisti.

 

Ne abbiamo già parlato quando abbiamo trattato di strategia. Nel Camino non si può progettare, programmare più di tanto. Quando non si ha una casa fissa, quando sei esposto alle intemperie, alla strada, allo sforzo fisico, la località e l'ora d'arrivo non sono mai cose certe. Ed è proprio questo forse l'affascinante del Camino: il non avere certezze rende ancora più unica l'avventura. Non programmabile ed extra-ordinario. In un mondo in cui tutto si programma, tutto si controlla, ogni orario è stabilito, il Camino conferma di non potere e non volere confermare queste regole. Nessuno creda, se ormai tira da 10 giorni il ritmo di 30 chilometri al giorno, di fare automaticamente 30 anche all'undicesimo. E questo modifica anche le compagnie che da giorni sembrano assestate, in un continuo mescolarsi che fa tutti amici e tutti indipendenti.

Stamani sveglia presto. L'idea è quella di arrivare fino a Reutelan. Primo imprevisto. L'Albergue di Ponferrada ha ancora il suo cancello chiuso. Io mollo dopo poco gli indugi. Decidiamo di scavalcare. E gli altri ci seguono. Un'onda di pellegrini si riversa nelle strade ancora buie e deserte di Ponferrada. Mi sento bene, mi sembra quasi di correre. Le parole del sacerdote di ieri mi hanno dato nuovo vigore ed alcuni dei problemi fisici sono in parte superati. Arriviamo a Fuentenueva dove ci aspetta una bella colazione. Uscire da Ponferrada non è stato facile e ci ha sorpreso non poco quella specie di miniera a cielo aperto posta all'uscita, lungo la quale ci inerpichiamo. Il Bierzo è terra nota per il vino e lo si capisce: le colline che ci costringono ad un continuo saliscendi traboccano di uva, sfortunatamente ancora troppo acerba. La strada è buona: o si cammina paralleli all'asfalto, o su di una strada bianca, ampia e non particolarmente sassosa. Non fa neanche particolarmente caldo. Arriviamo a Calcabellos: qui tutti i paesi sono grandicelli, ricchi di ristoranti e di servizi. Ci avviciniamo ai monti. Raggiungiamo dopo una salita abbastanza impegnativa Villafranca del Bierzo. Si tratta di una località turistica in piena regola, con un paio di chiese interessanti, un bel corso e dei giardini che sono l'ideale per chi cerca tranquillità. La chiesa, al suo ingresso, nei presi di un albergue molto caratteristico, è bellissima, spoglia e semplice. Colgo l'occasione per rivolgere una preghiera al SS. Crocifisso di Borgo, di cui oggi si stà celebrando la festa. Compriamo del pane per mangiare dopo Pereje. Ci rincamminiamo tra le strette valli che il rio Valcarce ha scavato nella Cordigliera Cantabrica. La strada scorre in fondo valle, parallelaal fiume, sormontata a tratti dai viadotti della Autopista del Nordest. Nel suo slalom arriviamo fino a Pereje. Graziano è dietro: sono andato forte, ma tale distacco non si spiega. Arriva dopo un bel po'. Non sta bene. Ha seri problemi all'anca. Ci fermiamo al rifugio per magiare e poi vedremo. Graziano non migliora malgrado l'Aulin. Ci fermiamo qui, per oggi basta. Li per li non è un bel colpo per me e con poca diplomazia non lo nascondo. Oggi stavo, bene, sarei potuto arrivare in vetta al Cebreiro, ma il Signore ha voluto così. L'Albergue (5 Ä, altri 5 per la cena, curato, in legno, ambiente accoglientissimo e con possibilità di lavare) ci consente di fare un bel bucato, di dormire un po' e di recuperare un po' di forze. Vediamo anche di programmare qualcosa, pur dovendo verificare strada facendo le condizioni fisiche di Graziano. Parliamo ancora una volta con Paolo e Marta: ormai la delusione è passata. Sthephan, un ragazzo svizzero, ci racconta la sua storia, iniziata 87 giorni fa, a Zurigo, lasciando lavoro e casa in cerca di una vita nuova e di quell'energia di cui il Camino è pieno. Un'altra esperienza che si aggiunge a questo Camino extra-ordinario.