EL BURGO RANERO-LEON
24/07/2002

 

Il nome.

 

Mai come in questa circostanza mi ero accorto dell'importanza relativa del nome. Capita di camminare per ore, vedersi per giorni con la stessa persona a parlarvi tranquillamente senza chiedere o senza che ti venga chiesto il nome. Ci si parla, ci si accetta e ci si capisce per quello che si è (o per lo meno con quello che in questi giorni si dimostra di essere) senza bisogno d'altro. Dalla famiglia alla storia, dal calcio a Dio, qui c'è sempre un'opinione da scambiarsi, senza mai bisogno di "titoli o sottotitoli". Tutto si può dire di questo Camino fuorché sia diviso in caste. Ciascuno conta per quello che è, e non per come si chiama. Ed è bello così: un gruppo di fantasmi senza nome che ti passano accanto e ti cedono la loro storia in cambio di un po' di umanità.

La tappa inizia stamani nel fresco del mattino di Burgo Ranero, con ancora la luna piena a fare bella mostra di sé. Il Camino prosegue nel viale parallelo alla strada che tra qualche anno i pellegrini percorreranno, grazie a degli investimenti illuminati, sotto un fresco tetto di alberi. A ritmi alti, a dispetto dei problemi ai piedi che ci portiamo dietro, raggiungiamo un deserto Reliegos, e dopo qualche ora, Mansilla de las Mulas. La cittadina è apprezzabile, con un paio di chiese ed un antica cinta muraria. La zona presenta numerosi alberi, grazie all'abbondante presenza di acqua, con un terreno a tratti fatto di saliscendi poco impegnativi. Archaueja ci accoglie nel modo migliore per dei pellegrini stanchi, accaldati ed affamati: con una piazza alberata, con panchine e fonte ed in un silenzio rotto solo dalle urla dei bambini che giocano. Pranzo ristoratore e via. Leon è ormai vicina. L'ingresso è pericoloso, lungo la Nazionale. Con qualche difficoltà troviamo l'Albergue (3 Ä, lavadora, docce calde, pulito e ben organizzato, annesso all'ostello della gioventù). Scegliamo quello municipale anche se, più in centro, c'è quello delle suore, che ci dicono essere confortevole. Il nostro si trova nella zona sportiva, a due passi dal fiume e dalla Plaza de Toros. Le vesciche dolgono, ma Leon val bene una visita. Strade larghe, piene di gente e bei locali, molto pulita ed estremamente confortevole. La cattedrale è estremamente emozionante: tutta ricoperta di vetrate colorate che creano un'atmosfera irreale, molto suggestiva. Inginocchiarsi a pregare viene quasi naturale. Anche se il Camino, come il fondamento del cristianesimo, predica la morigeratezza dei costumi e la povertà, queste opere meravigliose sono un canto di lode a Dio, una testimonianza dell'amore dell'uomo e dei doni, sotto forma di capacità che questi hanno ricevuto. Le opportunità, che Leon offre sono tante, anche gastronomicamente e potendo rientrare in albergo all'ora che si vuole, se si stà bene, una serata fuori è raccomandabile. Finiscono così le grandi città. Santiago non è poi così lontana: ma ora bisogna tenere duro.