PIETRO ZORUTTI

 

PAOLO ZULIANI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GNOZ DI PARADÎS

 

Son lis stelis fissis fissis,

lûs la lune, e pâr d'arint;

duâr Netun, al tâs il vint:

oh, ce gnoz di paradîs!..

 

(Pietro Zorutti)

 

 

 

ODÔR D'AVRÎL

 

'Lè indurimidît il vint,

al è seren il cîl

e da lontan si sint

l'odôr di avrîl ...

 

(Pietro Zorutti)

 

 

JES L'ALBE

 

Za finis di lusì

l'ultime stele;

jes l'albe dal gnûf dì

serene e biele.

 

(Pietro Zorutti)

 

 

 

 

 

 

La casa natale di Pietro Zorutti a Lonzano

 

Busto di Pietro Zorutti

Giardini Pubblici - Gorizia

 

 

Il Vate di Lonzano

 

Nato nel 1792 sulle rive dello Judrio, a Lonzano, Pietro Zorutti ha sempre rivestito un ruolo del tutto particolare nella memoria storica dei friulani, che, in lui, hanno sempre visto il "Poeta del Friuli", l'arguto cantore delle genti, della terra, del vivere, del soffrire e del gioire in quel piccolo "compendio del mondo" che e' il Friuli.

Pietro Zorutti fu radicalmente uomo del suo tempo - come ebbe a sottolineare Pier Paolo Pasolini - ma seppe fortemente e con freschezza rappresentare il suo popolo, e lo fece nei modi a lui - ed a coloro cui il suo cantare era diretto - piu' congeniali: dall'arietta metastasiana, infatti, seppe giungere ai toni ora liricamente intensi, ora schioccanti, ora graffianti dei suoi epigrammi; e fu con questi strumenti che si ritrovo' grande divulgatore della lingua friulana: tramite i suoi almanacchi, sempre presenti - e sempre consunti - in tutte le case del Friuli.

Quel Friuli che, per millenni sottoposto a prove durissime, a divisioni, a lacerazioni, ad invasioni, a calamita', e' sempre riuscito a mantenere intatto e fecondo il suo patrimonio culturale.

Quel Friuli che da tali eventi ha trovato, anzi, motivo per rinforzare il suo spirito: da essi tutte le sue genti hanno saputo trarre con forza la coscienza di essere una civilta' omogenea, unitaria, compatta.

Ma la qualita' del vivere in Friuli di oggi ha, come sovente e con amarezza rilevava Davide Maria Turoldo, subito negli ultimi anni una brusca accelerazione verso valori esterni, imposti dalla necessita' del contingente e non sufficientemente maturati in quella coscienza collettiva che muoveva e tutt'ora muove, fortificandolo, l'operato del nostro popolo.

Ma il cuore del Friuli e' rimasto integro. E' lo stesso cuore cantato da Pietro Zorutti: un cuore che con orgoglio e pacata determinazione ha saputo dare la forza alle nostre donne ed ai nostri uomini di ricostruire il loro mondo dalle tante distruzioni del passato; e' lo stesso cuore che continua a pulsare in ogni friulano e che, con profonda convinzione, credo sapra' condurre il Friuli a quel grado di civilta' che non e' mai stato compiutamente realizzato. Civilta' che dovra' comunque essere costruita sulle basi solide della nostra storia e non su artificiosi velleitarismi.

Non possiamo, in conclusione, che ringraziare ancora una volta Pietro Zorutti, capace di condurci, nella sua memoria, ad un fecondo momento di riflessione sul futuro della nostra Terra e della nostra cultura: riflessione che, si auspica, possa porre le premesse per giungere a quella rinascita friulana di cui solo da poco si stanno vedendo positivi, anche se ancora troppo sporadici, segnali.