VENTOSA-SANTO DOMINGO DE LA CALZADA
17/07/2002

 

Le chiese.

 

Romaniche, barocche, con un sovrapporsi di stili. Sono loro, in un Camino che comunque dovrebbe avere nella spiritualità una delle principali caratteristiche, le protagoniste, e meta spesso mancata dal pellegrino. Orari strani, mancanza di sorvegliana. Molte volte, per vederle, bisogna andare a cercare chi te le apre: forse una ricerca che i guardiani apprezzano, sentendosi custodi di un patrimonio importante. Signore eleganti spesso circondate da case basse, o isolate in lande spaccate dal sole. Orgogliose della loro età e delle quali lo sporco sembra essere parte integrante, che racchiude le speranze e le preghiere di chi, nei secoli, vi è passato accanto. Pulirle sembrerebbe spogliarle di un po' di quella spiritualità e di quella storia che racchiudono.

La tappa di oggi è iniziata col sole, già alto alle 7.20, dall'alto di Ventosa. Una tappa tutto sommato noiosa, dal punto di vista paesaggistico. In cui il caldo ha cominciato a farsi sentire, rendendola pesa nel finale e prendendo il posto del vento, andato progressivamente placandosi. Sempre tra viti basse e grano, che stanno proprio in questi giorni tagliando, con grande dispiego di mezzi, siamo arrivati abbastanza rapidamente a Najera. Una gradevole cittadina, con un bel parco, valida per fare la spesa, sormontata da monti rossi e scoscesi. La bella chiesa e soprattutto il chiostro valgono una visita. Si vede che è una cittadina orgogliosa di se e del fatto di aver incoronato, in passato, diverse teste di re. Lasciato un Fronton, il campo da pelota patrimonio della cultura basca anche se ormai diffuso su tutto il territorio, ci inerpichiamo su una ripida salita, per raggiungere, ormai in un caldo fastidioso, Azofra ed il suo antichissimo ostello a cui, self service, strappiamo il sello e acqua fresca. Poi via, lungo l'ampia strada battuta, verso Santo Domingo de la Calzada. Un albero ci fa da riparo per il pranzo. Due pellegrini, che già conoscevamo, ci lasciano il posto dopo aver finito il proprio. Dopo diversi e sostenuti saliscendi, l'alto campanile di Santo Domingo, circondato dalle sue cicogne, ci si para davanti. Arriviamo. La discesa è faticosa per chi ha le spalle malridotte come le mie, ma quando si vede la meta… Fare i calcoli con l'acqua, con questo caldo, non è facile, e così arriviamo tutti e due corti. Santo Domingo è un paese rilevante, con una notevole cattedrale in cui i due polli della leggenda, che è una delle più caratteristiche dell'intero Camino, fanno bella mostra di se nella curiosità generale. Il centro è piacevole e presenta diverse taverne nelle quali c'è solo l'imbarazzo della scelta per mangiare. Saltiamo l'Albergue della vecchia abbazia cistercense per puntare su quello municipale vicino alla cattedrale (offerta libera, uso cucina, docce pulite, possibilità di internet). Rilassati dopo lo sforzo profuso, ci dilettiamo con due passi nel centro e degustando alcune specialità locali. I gestori dell'Albergue sono molto gentili, e ci forniscono tutte le indicazioni richieste. Gli "ospiti" un po' meno aperti delle altre sere. Non essendoci dunque grandi argomenti di discussione, fatti i vespri non resta che andare a dormire.