VIANA-VENTOSA
16/07/2002

 

Gli anziani.

 

Guardare gli anziani di qua, come un po' ovunque, è come guardare i monumenti, le pietre, gli alberi che fanno parte del paesaggio. E non mi riferisco a Pablito Sans o alla mitica Felisa, ma a tutti quelli che incontriamo lungo la strada. Sembrano sempre raccontare una vecchia storia, anche quando non parlano. Confrontare e criticare, forse a ragione, il mondo ed il Camino di oggi, con ciò che era una volta quando erano giovani. Ricordano la vecchierella del "Sabato del villaggio", che incontro al tramonto guarda coloro che passano ricordandosi dei tempi in cui era lei a "scrivere la storia". Ma non mancano mai nel loro saluto, nella preghiera da portare a Santiago. Sembra quasi che nel veder passare nuovi pellegrini, si vedano allungare oppure strappare, parte della propria vita e con lo sguardo tentino invano di riappropriarsene.

Quanto alla tappa, partiti con l'idea di arrivare a Navarrete, è iniziata quasi in scioltezza, nel freddo di Viana che ci ha costretti ad usare il Pile. Imboccato l'asfalto rosso del percorso preparato dall'Ayuntamiento di Logrono, giunti nei pressi delle case veniamo fermati da una anziana donna che ci offre il sello, acqua e prugne, seduta sotto il suo fico. SI tratta di donna Felisa, citata in tutti i libri che riguardano il Camino, che con i suoi 92 anni, di cui tanti al servizio dei pellegrini, stà al Camino di Santiago almeno quanto il Butafumeiro. Arrivati presto a Logrono, dopo aver abbandonato la Navarra in un percorso quasi piatto ed un po' monotono, ci siamo fermati presso la chiesa di Santiago (da visitare!). Gettatici invano alla ricerca di una carta con i chilometraggi, e visitata la cattedrale, ci siamo diretta alla volta di Navarrete. La periferia di Logrono, fatta a piedi, sembra non finire più. Culmina in un grande parco, creato ex novo intorno ad un lago artificiale, ideale per camminare e per pranzare. Alla fine del parco una falegnameria (la vocazione della zona) posta sotto un caratteristico toro della Osborn, scaglia le sue schegge lungo il Camino. I pellegrini le hanno raccolte ponendole, a testimonianza della propria fede, ed anche come rito scaramantico, a formare delle croci lungo la rete che costeggia l'autostrada. Proseguiamo oltre, anche se la strada si inerpica un po'. Arriviamo presto a Navarrete, che ci accoglie con una straordinaria chiesa ed, essendo chiuso l'albergo, con la sua piazza che ci serve da sala da pranzo e da riposo. Decidiamo dunque di mangiare e proseguire per Ventosa, dopo una breve deviazione tra viti e grano. Il paese sembra tratto da un film di Sergio Leone e l'albergue (6 Ä ma molto ben tenuto, con doccia, cucina ed una caratteristica stanza relax) è una vera "baita svizzera", accovacciato sotto la chiesa. Occasione buona per parlare con gli altri pellegrini che hanno riempito la struttura ed un po' di gioco con il cagnetto dell'albergue fanno passare rapidamente il tempo. Attirati dalla mia nazionalità, alcune donne, di varie provenienze, vista la mia "abilità dietro i fornelli", si fanno dare lezioni di cucina. Si fa veramente di tutto. Ci serve per fare nuove amicizie e scambiare altre opinioni in un clima veramente subito familiare. Per una di quelle che dovevano essere tappe noiose, è andata più che bene.