RABANAL DEL CAMINO-PONFERRADA
27/07/2002

 

I segni ed i misteri.

 

Il manto della Virgen del Camino, la Madonna della Uncina, la Cruz de Hierro, il Miracolo del Cebreiro, i gesti che saranno ripetuti alla tomba dell'Apostolo. Sono solo alcuni dei tanti segni e misteri che da soli si ripetono, con semplicità, commozione ed immensa religiosità. Inutili "superstizioni" forse per molti. Ma il fatto stesso che, anche chi, da non credente, sta svolgendo il Camino, li segua o comunque li rispetti, nella cura e nell'amore con cui altri li fanno, sono un segnale forte. La gente se ne sente coinvolta, partecipe ed ha ragione, come se conoscesse la storia da sempre, mentre invece la ascolta per la prima volta. Non prendervi parte sarebbe come andare ad una festa senza avere voglia di divertirsi: mancherebbe comunque qualcosa di fondamentale. Le storie, storie semplici e che spesso si mescolano con la leggenda, hanno contribuito ad ingrandire il Camino ed a renderlo più vicino alle umane debolezze ed al bisogno che ciascuno ha di trovare risposta in qualcosa di grande rispetto alle piccole cose a cui l'uomo può arrivare.

Partiamo in pieno buio, molto presto ed il sole sembra quasi non voglia sorgere più. La Cruz de Hierro, "Cima Coppi" dell'intero Camino, sta 8 chilometri più avanti e 400 metri più in alto. L'ascensione comincia fra una marea di frasche che ti fanno credere di aver sbagliato strada. Impraticabile per chi vuol fare il percorso in bici. Poco dopo ci si riunisce alla strada e la si segue, a tratti costeggiandola, fino alla croce. Si tratta di un gran palo di legno nel quale, sulla sommità, si trova incastrata una croce di ferro. La tradizione vuole che ogni pellegrino vi portasse una croce per costruire una cattedrale. La tradizione, anche se la cattedrale non è mai stata costruita, è rimasta e si dice che scaricandosi della pietra che ognuno ha raccolto all'inizio del Camino ci si libera dei propri peccati. Così il monte di pietre che stà ai piedi della Croce, ricoperta di biglietti, foto e preghiere, sembra quasi che abbia la forza di neutralizzare, circondato dal verde dei pini, i peccati dell'intera umanità. Dopo un momento di riflessione ci gettiamo giù per la discesa. Scendere è duro come salire. Invidio i ciclisti che ci sfrecciano accanto, anche se a quelle velocità rischiano qualcosa. A Manjarin gli hospitaleri, due soggetti da documentario sugli hippy, ci accolgono al suono della campana, che ti fa sentire importante, e ti offrono, acqua e caffè. Lasciamo la strada per un sentiero sassoso fino a El Acebo, il primo paese del Bierzo. Ancora più scosceso ed accidentato è il sentiero che piomba su Molinaseca. Anche se l'ambiente circostante, in una vallata verdissima, è un continuo elogio alla creazione. Come un fantasma ci appare, ai piedi di un grande albero ricoperto di foto e di lettere, Balbino, un anziano signore che ci offre dei massaggi alle parti doloranti. Ci fa leggere le testimonianze, in tutte le lingue, della bontà dei suoi massaggi, che vengono praticati in questo estemporaneo studio prima di Molinaseca, che trasportano più alla realtà di un curandero andino che ad un massaggiatore sul Camino. Molinaseca ci offre una tentazione irresistibile: un bagno nel fiume, in una pulitissima piscina naturale ricavata ai piedi del ponte romano. Una sguazzata naturale che ci rimette al mondo. Ripartiamo nel caldo. Ponferrada ci aspetta poco più in la e ci arriviamo lungo un ampio violone. Il capoluogo del Bierzo, nonché il più importante centro dei Templari in Spagna, è spalmato su di una serie di colline. Posati gli zaini in un bell'ostello (donativo libero, pulito e organizzato, peccato sia guasta la cucina), andiamo a fare un giretto nel centro. Un bel castello e la Basilica della Uncina si fanno da specchio. Il centro è ben curato, pieno di vita, e la gente non ti nega un saluto od una parola di conforto: forse capisce che a questo punto del Camino c'è bisogno anche di questo. Dopo la cena con Paolo, ormai nostro compagno di viaggio e con Marta, catalana che ha studiato l'italiano, andiamo alla benedizione dei pellegrini, presso la cappelletta adiacente all'albergue. Il rito è coinvolgente ed il sacerdote, in camicia bianca, pantalone nero e stivaletto con il tacco, più simile ad un torero che ad un prete, nello spiegare l'affresco che rappresenta il Camino nel Bierzo, che sovrasta la cappella stessa, sottolinea, dandoci nuova carica, una convinzione che è ormai divenuta una certezza nel nostro animo. Il Camino è straordinario nel senso che è Extra Ordinario, fuori dalla realtà di tutti i giorni e che cercare di adeguare la nostra vita a questi ritmi deve essere un obiettivo anche una volta tornati alle nostre case. Benzina raffinata per il nostro motore che stà pian piano riacquistando giri.