BURGOS-HORNILLOS DEL CAMINO
20/07/2002

 

I ritmi spagnoli.

 

Chi decide di seguire il Camino se ne deve fare una ragione. Esistono e vanno rispettati. Inutile sperare di trovare qualcuno fuori alle 7 quando si parte, di cenare alle 19 o di vedere qualcosa della "movida" spagnola prima delle 23. Questo, se si vuole, è uno dei limiti del Camino (o forse è la sua salvezza proteggendolo da "interferenze esterne") iniziando presto per evitare il caldo e con gli ostelli che chiudano al massimo alle 22.30. Appare praticamente impossibile integrarsi con gli indigeni, almeno per quanto riguarda il divertimento ed i momenti comuni.

La giornata di oggi è iniziata con molta calma e con i segni lasciati nella notte dalle zanzare. Io devo cercare di fare aggiustare le scarpe, non rotte ma molto vicine al limite. Graziano di capire qualcosa del roaming internazionale del suo telefonino (come sono contento di averlo lasciato a casa!!!) oltre che vedere il museo del Retablo. Inoltre abbiamo deciso di prenderci una giornata tranquilla dopo le ultime fatiche. Uscendo per Burgos sono solo come un cane: fatico a trovare qualcosa aperto ma mi sento un po' padrone della città. I calzolai che mi hanno consigliato sono chiusi di sabato: quando ormai sembro aver perso ogni speranza, un barista mi accompagna molto gentilmente ai mercati generali. Fino alle 10 niente, ma ormai vale la pena di tentare. Lo zapatero, molto gentile, osserva le mie zattere semi aperte e mi dice di ripassare alle 11 e si mette all'opera immediatamente. Ne approfitto per fare abbondante colazione, che sarà anche il mio pranzo e per sapere cosa accade in Italia dalle pagine del Corriere della Sera. Alle 11 in punto sono di nuovo dal "mio uomo" che con tutta onestà mi spiega nei dettagli il lavoro fatto con passione e quindi, allargate le braccia mi conclude "Speriamo che arrivino a Santiago!" Mi basta, ed oltre ai 3 Ä, gli prometto che, se le scarpe mi porteranno a Santiago, ci sarà una preghiera anche per lui. La giornata è iniziata al meglio. Torno all'Albergue, prendo lo zaino che il casiere mi ha gentilmente custodito e parto sotto qualche goccia di pioggia che smorza a mala pena i 34° di mezzogiorno. La strada è piana: una fortuna oggi che stò camminando con i sandali. A Tardajos raggiungo Graziano, presso il locale ostello (chiuso e gestito da una signora scortese), che mi racconta di aver compicciato poco e nulla, ma che almeno un fruttivendolo gli ha regalato 5 pesche. Dopo poco la nostra ripartenza, prima di Rabè de las Calzadas, ci raggiunge Claudio. Si tratta di un tipo molto piacevole, come si era mostrato anche a Villafranca, anche se a tratti, con alcuni suoi discorsi, inquietante. Facciamo con lui la lunga salita (3 chilometri), immersa nel grano, che ci porta su di un vasto altopiano. Ormai, anche se Claudio ha dei dolori, siamo ad Hornillos del Camino. Il posto è come al solito molto estemporaneo. La moglie dell'alcalde, il sindaco, hospitalera di lungo corso, ci accoglie nel suo "regno". L'albergo non è male (4 Ä, con cucina ma non c'è posto dove comprare generi alimentari). La signora, prima di registrarci, ci spiega la storia del paese, del suo simbolo e della chiesa alla quale l'Albergue si addossa. Non ci sarà acqua fino alle 20 e così non si può lavare e lavarci. Ma fa parte dei ritmi e della filosofia spagnola e così è se vi pare. Anche l'alcalde, molto simpatico, ci fa visita e non può far altro che allargare le braccia. Ed allora, anche con qualche problema, sotto la pioggia che in serata si fa battente non resta che fare due chiacchere con gli altri pellegrini che si sono fermati ad Hornillos: non vale la pena rovinare una così bella e positiva giornata per una piccola difficoltà.