FRIULI

Vini autoctoni

MARZIA BONETTI

* Vini tipici del Friuli-Venezia Giulia

* Vini autoctoni a Dolegna del Collio

* I bianchi autoctoni

* I rossi autoctoni

* Vini rari

* Bibliografia essenziale

 

ULTINS DI SETEMBAR

 

Bielis zornadis, gnoz di paradîs:

setembar al finìs ben i siêi dîs ...

 

(Pietro Zorutti)

 

Vigneti a Dolegna sulle rive del Judrio

 

I VINI TIPICI

DEL FRIULI - VENEZIA GIULIA

 

"Principal merto e sostentamento della magnifica citta' di Udine et di tutta la patria del Friuli e' la raccolta del vino" diceva nel 1549 Pietro Morosini, luogotenente della Repubblica Serenissima in Udine. Da allora molto tempo e' passato, ma la produzione enologica e' sempre rimasta un vanto per la regione. La particolare posizione geografica del Friuli Venezia Giulia, punto d'incontro delle piu' importanti vie di comunicazione, ha fatto si che la viticoltura abbia avuto periodi di forte crisi e di quasi totale distruzione, ma, per fortuna, anche di rapide riprese. Pur rappresentando una quota minima della produzione nazionale, la fama dei vini locali, sia per la loro qualita' sia per il prestigio delle aziende che operano sul territorio, ha raggiunto livelli molo elevati.

Molti sono i fattori che incidono sull'alta vocazione della viticoltura regionale: il clima particolarmente mite, in quanto influenzato dalle brezze marine; i terreni adatti alle colture legnose; la nutrita idrografia, ma soprattutto la struttura del vigneto che, oggi piu' che mai, punta alla qualita' dei vini. Non stupisce quindi che sul territorio regionale si trovano disseminati ben nove Consorzi per la tutela dei vini a Denominazione d'Origine Controllata che sono, senza dubbio, garanzia di qualita' e di ferrea regolamentazione produttiva. In quest'ultimo decennio e' proprio la capacita' produttiva del vigneto che ha subito i maggiori sconvolgimenti. Espianti, abbandoni, qualche annata poco favorevole dal punto di vista meteorologico hanno spinto gli addetti ai lavori a guardare al futuro con una certa preoccupazione ed hanno subito compreso che si rendeva necessario prendere e sostenere una posizione chiara e facilmente realizzabile in tempi brevi. Oggi l'economia agricola porta il contadino a privilegiare le colture che hanno un grande mercato ed anche una vantaggiosa resa economica, ma questo non deve far dimenticare che esistono anche le varieta' oriunde che hanno una loro storia ben radicata nel territorio. I vini tipici prodotti nel Friuli - Venezia Giulia possono risultare un punto di forza per la enologia regionale in quanto il consumatore attuale si sta gradatamente riavvicinando a questa bevanda e risulta particolarmente attratto dalla novita', cioe' dal "mai sentito". Possiamo dire che la valorizzazione delle varieta' autoctone, che trovano i loro natali nelle colline e pianure della regione, e' una delle carte vincenti per superare la forte concorrenza nel mercato nazionale ed estero, perche' consente di far conoscere la regione Friuli - Venezia Giulia attraverso il sapore delle sue origini.

 

 

 

Viti a Restocina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vitigni autoctoni

I bianchi

Picolit: fiore all'occhiello dell'enologia friulana e' stato spesso identificato Piccolit, Piccolitto e Piccolitto friulano, ma il suo vero nome e' Picolit. Ha origini antiche e molto discusse; deve la sua fame ed il suo massimo prestigio al Conte Asquini che ne ha fatto la perla della Corte Imperiale d'Austria, nettare per la Corte di Francia e lo Zar di Russia. Indipendentemente dalle teorie sui natali di questo vino, la scelta della sua coltivazione, fatta da Fabio Asquini (fra i primi) si rilevo' subito vincente. Vitigno non troppo gradito dai viticoltori tradizionali, perche' poco produttivo, si inseri' agevolmente riusci' in poco tempo a carpire l'interesse del mercato indirizzandolo verso i vini liquorosi. Nell''800 la fama di questa qualita' e' andata calando a causa, secondo Perusini, "della diffusione del Picolit in pianura, specialmente se fatta con le varieta' che danno prodotto piu' abbondante, ma di qualita' inferiore". Infatti esistono diversi cloni di Picolit: Picolit a peduncolo verde, diffuso nei colli e negli altopiani, ha acini piccoli, radi e dolcissimi; Picolit a peduncolo rosso, prodotto sulle colline friulano, a grappoli grandi e acini minuti e rotondi; Picolit a peduncolo sanguigno, con caratteristiche simili al precedente. Indipendentemente dal clone, questo vino, che oggi rivive la fama di un tempo, e' senza dubbio un vanto della nostra regione. Caratteristica di questa varieta' e' il cosiddetto aborto floreale, ovvero pochi sono gli acini che giungono a maturazione (circa 15-30 contro 150-200 di una vite normale). Di colore giallo paglierino, talvolta carico, assume toni ambrati se leggermente invecchiato. Il profumo e' inebriante e ricorda l'acacia, il castagno ed i fiori di campo. Ha un gusto amabile, elegante e raffinato, difficilmente abbinabile al cibo se non con formaggi piccanti. E' un vino da meditazione che va servito fresco, ma non freddo.

Ramandolo: (Verduzzo giallo) e' un vitigno tipico del Friuli - Venezia Giulia, la cui origine non e' molta chiara. Si sa che alla seconda fiera-concorso dei vini friulani datata 20-23 aprile 1893, fu consegnato un attestato di lode al vino "Ramandolo". Quindi la sua produzione ha almeno un secolo. Esso ha lo stesso nome della sua zona di coltivazione: Ramandolo, frazione del Comune di Nimis in provincia di Udine adagiata sulle pendici della Bernadina e noto proprio grazie a questa gemma. Il Ramandolo che si ottiene dopo il processo di vinificazione in bianco o dopo un leggero contatto del mosto con le vinacce, e' un vino fine di colore giallo, il sapore tannico e leggermente fruttato che ricorda l'acacia in fiore o il miele. E' considerato un vino da dessert, ma e' meglio definirlo vino da meditazione, eccellente con formaggi leggermente piccanti.

Ribolla gialla: spesso chiamata Rebuele, Re'bula, Re'bola', Raibola, ha sicuramente i suoi natali in regione, visto che vi sono scritti del '300 che fanno riferimento a questo vino. A quei tempi veniva coltivata sulle nostre colline e nella vicina Istria ed era il vino che il Comune di Udine offriva ai luogotenenti che venivano in visita alla citta'. Dopo il duro colpo inflitto dall'avvento della filossera, la sua coltivazione ha ripreso una giusta dimensione. Attualmente la si trova in Collio e nei Colli Orientali e di essa si hanno due varieta': la meno pregiata Ribolla verde e la piu' nota e diffusa Ribolla gialla. Il vino e' di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, di sapore gradevole ed asciutto che ricorda l'acacia, il castagno ed il rovere. Si sposa bene con minestre e piatti di pesce salsati.

Tocai friulano: Vino base del "tajut" friulano, diffusissimo sia in pianura che in collina. Di origine incerta e discussa, secondo alcuni autori deriverebbe da un vitigno importato dall'Ungheria; altri sostengono, invece, (si veda Coronini nel suo "Aquleia's Patriarchengraben") che il vitigno friulano sia stato regalato al re Bela IV di Ungheria nel 1218-51. Recentemente Antonio Calo' ha proposto l'idea che il nostro Tocai derivasse dal Sauvignonasse, una vecchia varieta' francese, oggi non piu' coltivata. Oggetto di controversie internazionali con la vicina Ungheria, il vino regionale non ha nulla a che fare con il Tokaj ungherese. Quest'ultimo e' un vino liquoroso, di colore ambra, che ha 15° alcoolici. Il primo, invece, e' un vino secco, con spiccato profumo e sapore di mandorla amara, di media acidita', con valore alcoolico medio-alto. Si accompagna bene con antipasti magri ed all'Italiana, con minestre in brodo e con pesci salsati.

Verduzzo friulano: e' un vitigno indigeno della regione, presente da tempi immemorabili. Lo si trova descritto dall'Acerbi nel suo "Viti friulane ne' contorni di Udine". E' diffuso su tutto il territorio dalla pianura alla collina, perche' e' una varieta' resistente alle malattie e che si adatta facilmente ad ogni terreno. Il vino e' secco, citrico e robusto, di colore giallo con trasparenza verdognolo. Ha un profumo fresco ed elegante, con un bouquet di mela-pera, da bersi giovane. E' ottimo con il prosciutto di S. Daniele, le frittate, gli gnocchi di susine e di zucca.

Vitouska: si tratta di un vigneto a bacca bianca, diffuso in provincia di Trieste e capace di sopportare le forti raffiche della Bora. Molte sono le teorie sulla sua vera origine: la piu' accreditata e' forse quella che fa derivare il nome dalla citta' slovena di Vitovlje, nella zona vinicola del Vipacco. Costituisce una presenza costante nell'altipiano carsico, che si affievolisce mano a mano che ci si avvicina all'Istria. Di colore giallo paglierino chiaro, ha un profumo fruttato che ricorda le pere William ed un sapore gradevolmente acidulo, secco e che lascia un retrogusto di salvia, leggermente amarognolo. Si abbina bene al pesce, in particolare molluschi e crostacei.

 

 

Una rosa tra i vigneti

 

 

 

 

 

 

 

Impianti viticolturali sotto il Castello di Trussio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I rossi

Forgiarin: e' un vitigno autoctono che e' stato riscoperto in questi ultimi anni. Probabilmente deriva il suo nome da Forgaria, paese del Friuli Occidentale. Da esso si ottiene un vino di colore rosso rubino scarico, con riflessi violacei e con profumo vinoso di mandorla tostata e muschio, che ricorda il Pinot nero. Adatto a piatti a base di pollame, all'anatra ed alla faraona.

Pignolo: caratteristico della Regione Friuli - Venezia Giulia, la sua data di nascita si fa risalire al '600, nelle colline di Rosazzo. Per lungo tempo disdegnato dai viticoltori locali, in quanto ritenuto di poco pregio, e' stato salvato dall'estinzione da un sacerdote dell'Abbazia di Rosazzo. Anche se molti produttori si stanno avvicinando a questa vecchia varieta', oggi viene prevalentemente coltivato nella sua zona di origine ed a Prepotto, Premariacco ed Albana. E' una qualita' particolare: di colore rosso rubino, di profumi fra la ciliegia e il ribes, di sapore fresco e vivace. E' un vino moderato, con bassa tannicita', in prevalenza lavorato in barrique, di straordinaria eleganza e coinvolgente personalita', adatto alla cucina friulana, molto buono anche con le sarde impanate.

Piculit neri: citazioni di questa varieta', oggi poco conosciuta la troviamo nel 1863 e nel 1923. E' un vino speziato, ma fresco e corposo con sapore leggermente tannico e di lunga persistenza.

Refosco dal peduncolo rosso: di origine molto antica, la sua coltura e' oggi diffusa in tutto il Friuli Venezia Giulia, dalla pianura alla collina. E' citato negli "Annali del Friuli" di Di Manzano del 1390 che dice "Gli ambasciatori romani offrirono 20 ingastariis (fiasche di terracotta o vetro contenente un litro di vino) al generale dei Domenicani di Refosco". Della famiglia dei Refoschi, molto numerosi in regione come il il Refosco di Faedis, di Rauscedo, del Carso o quello d'Istria e' sicuramente quello piu' conosciuto ed elegante. Di colore rosso rubino, tannico, poco alcoolico, e' un vino dolce ed intenso, che colora la lingua. Il profumo ricorda quello del lampone e della mora selvatica. E' molto gradevole anche se invecchiato e puo' essere gustato con carni grasse (musetto e brovada), pollame, selvaggina e con la Jota.

Refosco nostrano: differisce dal piu' nobile fratello per un colore e profumo piu' intenso. Simile al Terrano, le sue origini sono, senza dubbio, remote, ma non ci sono molte testimonianze in proposito. Di corpo, robusto, acidulo, a basso tenore alcoolico, e' vino da consumarsi giovane o con pochi anni di invecchiamento. Sicuramente e' adatto a pasti campagnoli, a base di carne e pollame.

Schioppettino: si ricava da un vitigno chiamato Ribolla nera e denominato Pòcalza in sloveno. E' sicuramente una tipologia indigena, nata nella zona di Prepotto che viene, per la prima volta citata nel 1282 dal Rovasenda. Quasi scomparso, la sua coltivazione e' stata reintrodotta nel 1978 assieme ad altri vitigni, in estinzione, quali il Pignolo ed il Tazzelenghe. A cominciare dalla vendemmia '89 e' diventato vino DOC dei Colli Orientali del Friuli ed a produrlo sono oggi molte aziende della zona. Il suo nome ha origini incerte, secondo alcuni deriverebbe dalle caratteristiche dei suoi acini, di buccia sottile e molto tesa, che tendono a schioppettare in bocca. Secondo altri dipendeva dalla sua lavorazione, in quanto veniva imbottigliato prima che fosse avvenuta la fermentazione malolattica, che si sviluppava in bottiglia. Il vino diventava leggermente frizzante e, all'udito e in bocca, sembrava che l'anidride carbonica "schioppettasse". Di buon corpo, non troppo alcoolico, ha un colore rosso intenso ed un profumo di frutti di bosco. Con l'invecchiamento si sviluppa il caratteristico bouquet di muschio, legno aromatico e sottobosco. E' vino da piatti rustici, consigliato con la selvaggina, con la faraona o il coniglio in casseruola.

Tazzelenghe o tacelenghe: con il Pignolo e lo Schioppettino e' stato salvato dalla scomparsa sicura dal reg. CEE 486 del '78 che ne permette la coltura nella provincia di Udine. E' stato descritto in passato da Molon nelle sue Ampeleografie e da Poggi nell'Atlante dei vini italiani. Il suo nome deriva dall'asprezza del vino, dovuta ad una lunga macerazione delle bucce e dal tenore di tannino intenso che "tagliano la lingua" nel vero senso della parola. Ovviamente anche l'uva se mangiata, da una forte sensazione di acidita'. Viene oggi coltivato solo in collina presso Buttrio, Manzano e Cividale. Presenta un colore carico, dai profumi fruttati ed un sapore duro e robusto. E' adatto all'invecchiamento in botti di legno e viene spesso prodotto in barrique, nonostante questo affinamento mantiene un'alta tannicita'. Da gustare con piatti a base di cacciagione, di carne di maiale e di arrosto.

Terrano: il Terrano del Carso o Terrano dell'Istria e' sicuramente della famiglia dei Refoschi. Spesso si e' discusso sulle sue origini: e' un vino di antico vitigno, adatto ai terreni del Carso, alle doline impervie di questo altopiano. Acidulo e tannico, di colore rosso intenso e' un vino poco alcoolico, di grande corpo con profumo di ribes nero, di mirtillo e di lampone. Non e' molto adatto all'invecchiamento, ma da molto quando e' giovane. Abbinabile con la jota o con piatti a base di cre'n e crauti.

 

Viti in autunno

 

VARIETA' RARE

E' opportuno, adesso, fare un cenno a delle varieta' autoctone che sono quasi del tutto scomparse. Si deve sottolineare che e' in atto una certa riscoperta di questi vitigni di antiche origini e che, forse in un futuro non troppo lontano, potranno trovare piu' larga diffusione sul territorio regionale.

Cianorie: vitigno coltivato nella piana di Gemona, il suo nome deriva dal termine canna che in friulano si dice "cjane". Da' un vino di seconda qualita', da taglio, non molto alcoolico, di colore rosso intenso.

Cividin: e' originario del Cividalese, oggi quasi del tutto scomparso, in quanto poco resistente all'oidio (fungo parassita della vite). Coltivato spesso assieme ad altre varieta' nella zona di Maniago e Meduna. E' un vino giallo dorato, dissetante, di poco corpo, piuttosto acidulo.

Fumat: vecchio vitigno friulano, il cui nome deriva dal suo sapore che ricorda il fumo. E' coltivato nella zona di Palmanova, ma anche in collina. Ha colore rosso violaceo, tannico al sapore ed amarognolo.

Murmangiant: detto anche Mormangiànt, e' un vino bianco coltivabile in pianura, recentemente riscoperto, di qualita' mediocre.

Rabosa: coltura da pianura, da' un vino rosso piuttosto aspro, di poco corpo.

Sciaglin: il nome deriva da "scjale" = terrazzamenti. Vitigno gia' noto nel spilimberghese nel XV secolo; nell'esposizione dei vini del 1863 a Udine se ne indicava l'area di coltivazione nella zona di Fagagna. Oggi sopravvive a Pinzano al Tagliamento e nei comuni limitrofi. E' un vino bianco, piuttosto acido, adatto all'invecchiamento.

Ucelut: non sono molto chiare le sue origini, era presente nell'esposizione dei vini a Udine nel 1863 ed era coltivato nei vivai del spilimberghese. Attualmente viene coltivato nella zona di Pinzano al Tagliamento. Il suo nome indica che appartiene alle "uve uccelline" cioe' ai vitigni che fruttificano ai bordi dei boschi. Presenta un colore giallo chiaro ed assume caratteristiche varie a seconda delle annate e in particolare in rapporto al contenuto zuccherino dell'uva; e' comunque un vino amabile.

 

Tipica cantina a Dolegna del Collio

VINI AUTOCTONI PRESENTI A DOLEGNA DEL COLLIO

 

Zona vocata a produzioni di bacca bianca, l'area collinare di Dolegna del Collio propone molte delle varieta' sopra descritte, che trovano i loro natali in regione: per esempio il Tocai friulano, la Ribolla gialla ed il Picolit, perla pregiata del Friuli. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che molti produttori riscoprono nello Schiopettino e nel Refosco dal Peduncolo Rosso dei vini importanti ben abbinabili a piatti nostrani, quali musetto e brovada o piatti di cacciagione.

Per chi visita questa particolare parte della provincia di Gorizia e desidera assaggiare le qualita' vinicole sopra descritte puo' fermarsi a: Az. Venica & Venica in localita' Cerr; Az. Maria Sgubin in localita' Scrio', Az. Ca' Ronesca snc di Comunello Sergio & C. in localita' Lonzano; Az. Dino Turco a Dolegna del Collio o Az. Giovanni di Roberto Ferreghini a Mernico.

 

 

BIBLIOGRAFIA

ESSENZIALE

* AAVV. - "Enovagando"- Ed. DigiPress SRL, 2000

* CALO COSTACURTA "Delle Viti e dei Vini" Arti Grafiche Friulane,1991

* FILIPPUTTI "Il Friuli Venezia Giulia ed i suoi Grandi Vini - Storia di uomini e vigneti"- Arti Grafiche Friulane,1997